1993 – I Cavalieri di San Valentino. Gruppi di incontro tra giovani che diventano Cavalieri. Terni. |
1996 – Lo Studio Associato PREVENIRE È POSSIBILE. Roma |
2000 – La formazione in Counseling e la Scuola transteorica di PREPOS.Grosseto. |
2009 – La Federazione PREPOS. Arezzo. |
2014 – La svolta teorico pratica relazionale: da prevenire è possibile a relazioni evolute. Lucca. |
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2010. Libera Università del Counseling |
2010. Agenzia Italiana di Certificazione Counselor |
2010. Associazione Counselor Professionisti |
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Il logo di Prevenire è Possibile mostra un incastro tra due tessere di un puzzle e rappresenta il modello dell’incontro interpersonale che da origine ad una relazione di affinità tra persone
“Prevenire è Possibile” è uno slogan che ha rappresentato l’apertura di una pista inesplorata per anticipare le cause del disagio giovanile per come si presentava negli anni ’70, ’80 e ’90.
Già in quegli anni si intravedeva infatti che il disagio e la malattia psichica avevano un’origine relazionale tanto che, di fronte all’emergenza delle tossicodipendenze, l’idea di fondo fu quella di costruire rapporti di comunità tra persone. Le comunità e il contesto di relazioni che promuovevano sono state il metodo educativo più efficace in quegli anni ed è proprio dall’idea di comunità che prende forma il progetto di prevenzione che muoveva dall’ideale di fare comunità tra gli uomini.
Il metodo di intervento di Prevenire è Possibile si incentrava negli anni ’80 e ’90 sull’organizzazione dei “Gruppi di incontro” nelle scuole, nei gruppi di comunità e di casa famiglia, nelle famiglie.
L’epoca dei gruppi di incontro di Prevenire è Possibile fu di una straordinaria fertilità. Nelle diverse realtà comunitarie e scolastiche italiane se ne potevano contare centinaia. Nella sola città di Terni, da dove prese le mosse il progetto furono attivi per alcuni anni, ben 63 gruppi di incontro con una quindicina di partecipanti ciascuno. I diversi convegni organizzati in quegli anni vedono la partecipazione di centinaia di delegazioni provenienti dai diversi contesti e fanno pensare ad una stagione di crescita sociale unica e forse irripetibile.
Il gruppo di incontro aveva (ed ha quando lo si applichi tuttora alle relazioni gruppali) lo scopo di lavorare sulle emozioni senza porsi obiettivi concreti di realizzazione di compiti (in tal caso è un gruppo di lavoro) o di pervenire ad un processo di training formativo delle persone (in tal caso si tratta di un gruppo di formazione). Non tutti gli educatori erano però consapevoli e formati adeguatamente per comprendere sia tale distinzione che la necessità di operare con metodi di lavoro diversi nelle diverse tipologie di bisogni. A tal fine vennero costruite le 10 regole auree per condurre ciascuno di tali gruppi.
Inoltre l’osservazione dei bisogni educativi e formativi ricorrenti da parte dei partecipanti ai gruppi di incontro pose le basi per la formulazione di un modello, chiamato “Artigianato Educativo”, ovvero inerente al sapere artigiano dell’educatore, che si è esteso a molteplici ambiti di lavoro: dai gruppi ai percorsi individuali, alle famiglie ed anche alle aziende e istituzioni.
L’applicazione a diversi contesti di tali metodi ha generato ulteriori modalità di lavoro sociale come “la ricerca intervento finalizzata all’emersione dei bisogni”, ed alla “riorganizzazione delle personalità collettive” sulla base del potenziamento e dell’armonizzazione delle diverse caratterizzazioni delle formazioni sociali. Quanto è necessario sviluppare nella relazione gruppale di quel gruppo, famiglia, comunità o azienda orientando l’intervento verso il gruppo di incontro o il di gruppo di lavoro o il gruppo di formazione?
Nasce così l’idea del simbolo dell’incastro tra diverse tessere di un puzzle che diventa il logo del modello e dello studio associato “Prevenire è Possibile” fondato da Masini Vincenzo ed Emilia Scotto nel 1996, con sede a Roma. Tale simbolo sintetizza il lavoro di ricerca, di studio e di produzione culturale che sostiene l’attività psicologica, psicoterapeutica, pedagogica, di promozione culturale e sociale e di realizzazione di servizi contenuta dallo slogan Prevenire è Possibile.
In quegli anni si sviluppa una densa attività di ricerca intorno alla forma dei gruppi e ai processi aggregativi che li contengono. Lo studio delle identità dei gruppi e delle loro personalità collettive conduce alla scoperta della profonda differenza tra emozioni transitorie e sentimenti stabili e vede venire alla luce il primo manuale di lavoro di Prepos, “Dalle Emozioni ai Sentimenti”.
Lo sviluppo di attività e di sedi diverrà straordinario negli anni successivi con progetti di prevenzione, di formazione e di lavoro diffusi in tutte le regioni d’Italia. A fianco dello Studio Associato PREPOS prendono forma numerose associazioni locali che contengono l’espressione “prepos” nella loro denominazione (Semprepositivi, Propositivi, ecc.) tanto da dar forma all’idea di costituire una Federazione tra le diverse sedi di PREPOS e dare sempre più autonomia di lavoro e di progettazione ai gruppi locali di operatori.
Alla Federazione si assoceranno anche altre formazioni che condividono l’idealità del Progetto Prevenire è Possibile e l’utilizzo degli strumenti di lavoro sociale elaborati e diffusi in tutte le regioni italiane.
Lo Studio Associato PREPOS, che nel frattempo ha accresciuto il numero e le competenze dei soci, diventa uno strumento professionale a disposizione delle diverse associazioni aderenti alla Federazione per la realizzazione di progetti e per l’organizzazione di esperienze. Le professionalità presenti nello studio sono psicologiche, mediche, amministrative, pedagogiche, investigative e filosofiche. Anche la redazione dei siti Prepos cambia forma e si propone come strumento open source per tutti coloro che aderiscono alla Federazione.
Già nell’anno 2000 PREPOS si era orientato nella individuazione nel counseling come metodo di lavoro sul disagio ed aveva organizzato in tal senso la formazione degli operatori. Nell’idea di counseling, per come era visualizzata da Prepos in linea con la lettura di Empathy and Counseling di Gladstein, c’era l’esercizio di un metodo di lavoro che arricchisce tutte le diverse professionalità attraverso uno stile di relazione con il cliente lontano dai paradigmi di ruolo e incentrato sull’empatia. La storia di Prepos, nata dal lavoro sulle emozioni, non poteva non condurre a vedere le potenzialità di questo modello di relazione di aiuto. Nasce così una feconda collaborazione con la FAIP, con il National Boad for Certified Counselors, con l’EAC e con tutti gli altri circuiti associativi del counseling.
C’è un lungo percorso di lavoro, però, per ottenere, attraverso il riconoscimento di una vera e propria nuova professione, la legittimazione dei metodi del counseling pur avendo già a disposizione standard accreditati dagli USA, paese nel quale il counseling è nato e si è sviluppato[1].
Nel 2009 Vincenzo Masini firma come Prepos, un agreement con la associazione internazionale NBCC e viene legittimato a certificare i counselor con le norme internazionali e ad operare in collaborazione con la maggior istituzione mondiale del counseling. Nel corso delle trattative si vive un momento turbolento giacché Vincenzo Masini doveva decidere se generalizzare il riconoscimento a tutte le differenti associazioni di counseling in Italia (numerose, poco affidabili come alcune che diplomavano counselor in 7 giorni, in conflitto tra di loro e con l’Ordine degli psicologi) oppure assumersi la responsabilità di accettare l’agreement come Prepos, opzione peraltro sollecitata da Tom Clowson direttore della NBCC, e fondare un ente di certificazione a cui le diverse associazioni potevano aderire sulla base delle norme progressivamente capite e condivise. Vincenzo Masini regge le accuse di voler fare di Prepos uno strumento di egemonia accettando la delega della NBCC, riuscendo a conservare inalterato lo spirito del counseling dalle numerose contaminazioni e lo implementerà nella Agenzia Italiana Certificazione Counselor). La IACC certifica i counselor provenienti da tutte le associazioni che ne fanno richiesta purché aderiscano agli standard del modello consolidato negli USA (centrato cioè su audit di competenze effettive e non cartacee o tantomeno presunte e clientelari). Ottiene anche la certificazione di qualità da Accredia ma, a seguito della legge 4 del 14 gennaio 2013 sulle professioni e sulla base della necessità, contemplata dall’art. 5 comma 2 della suddetta legge, di conformarsi alla norma UNI EN ISO 9001, le certificazioni IACC vengono sospese[2]. L’apertura del tavolo UNI sarà prodotta dalla Associazione Counselor Professionisti diretta da Emanuela Mazzoni.
Nel frattempo viene definita in modo sempre più coerente ed affidabile la formazione dei counselor, impresa tutt’altro che semplice in una fase di squalificazione clientelare della formazione a seguito del monopolio formativo malgestito attraverso i fondi FSE da cui si è scelto di star discosti. Quindi, dopo aver associato le formazioni di counseling più coerenti con il modello di lavoro sull’empatia e sulla relazione emozionale con il cliente, nella Libera Università del Counseling si giunge alla decisione di costruire una Associazione professionale di counselor centrata sul modello di lavoro relazionale. La Federazione Prepos cambia nome in Associazione Counselor Professionisti, anche se la dizione più corretta sarebbe stata Associazione Professionisti Counselor ovvero centrata sulla specializzazione in counseling piuttosto che sulla professione di counselor. In quella fase viene definito l’iter per la costruzione delle L.4/2013 che sarà sostenuto dalla CNA, a cui l’ACP aderisce nell’ambito CNA professioni. Il passo successivo dovrà essere una norma UNI condivisa.
Nel tavolo UNI compare gigantesco il contagio della burocrazia e l’enorme difficoltà di mettere d’accordo interessi divergenti tra counselor e altre professioni (in primis gli psicologi che si sentono, a ragione, scimmiottati da molti counselor), tra orientamenti dei diversi modi di concepire il counseling nei diversi gruppi (chi lo vede come uno psicologo di serie B e chi lo vede come uno sciamano new age che legge i tarocchi al cliente, ecc.).
La burocrazia e i conflitti mettono in crisi le potenzialità che l’emersione della professionalità del counselor prometteva anche perché la fatica istituzionale sposta il punto di vista verso problemi che paralizzano e rallentano il lavoro sociale.
Si impone così la necessità di una nuova e profonda riflessione. Ciò che sembra però mancare negli anni della attuale contemporaneità, negli scenari della crisi della globalizzazione e della conclusione dell’epoca postmoderna all’interno della web society è però la cultura, il sapere e la definizione della scienza relazionale.
Prende così forma un ulteriore passo evolutivo del modello Prepos attraverso la riflessione sulle malattie relazionali tipiche di questa fase storica. La ricerca sulle relazioni attive e positive vissute dalle persone, sulle relazioni primitive, oppositive, affini ed evolute, il rapporto tra egocentrismo e crollo dell’empatia, la differenza tra relazioni e connessioni e, soprattutto, le regressioni relazionali prodotte dall’ipocrisia diventano così gli elementi centrali della ricerca e del nuovo modello di lavoro di Prepos a partire dal secondo manuale “La svolta relazionale”.
Da “PREVENIRE E’ POSSIBILE” a “LE RELAZIONI EVOLUTE”
La svolta relazionale rappresenta il compimento di una ricerca durata quarant’anni e perseguita con tenacia fino a costruire un nuovo paradigma relazionale che non è un semplice e stucchevole elogio delle belle relazioni astratte ma un modello per portare a termine la difficile arte della prevenzione.
Il progetto di Prevenire è Possibile (vedi la storia del progetto) nasce con l’intento di comprendere i segni premonitori del disagio, attraverso gli idealtipi personologici, e di evitare che succedano eventi negativi nella vita delle persone. In altre parole di operare affinché il disagio non si trasformi in regressione verso atteggiamenti primitivi ma la persona riesca ad evolvere verso la sua realizzazione come individuo, persona ed esistenzialità, mediante:
- la presa d’atto della propria identità cosciente e lo sviluppo della voce interiore,
- la comprensione empatica del vissuto altrui,
- la corretta modulazione delle relazioni con gli altri,
- la padronanza corporea,
- la realizzazione del personale “homo faber” e cioè il lavoro consono al nostro temperamento,
- la realizzazione dell’”homo sapiens” e cioè la conoscenza delle cose del mondo, l’economia e la politica
- infine la risoluzione dell’esistenzialità ovvero la scoperta del senso della morte e del senso della vita.
Dopo 25 anni di attività di Prevenire è Possibile il bilancio su una attività, invisibile come quella della prevenzione, ci ha condotto ad osservare che siamo riusciti ad incidere positivamente sulla vita di numerosi giovani incontrati nel corso degli anni e che, oggi adulti, ci ricordano come persone incontrate nei momenti di svolta della loro vita ed esprimono gratitudine per l’affiatamento relazionale vissuto con noi.
La logica della prevenzione è assolutamente misteriosa.
Giancarlo Milanesi raccontava la storia di un giovane che, a seguito di un grave incidente d’auto occorsogli mentre guidava in stato d’ebbrezza, era stato curato e risanato da un bravo ortopedico che si era preso cura di lui. Quel giovane aveva una immensa gratitudine verso quel medico. Avrebbe avuto la stessa gratitudine se quel medico, incontrato alla sera prima dell’incidente, gli avesse tolto d’autorità le chiavi della macchina e gli avesse impedito di guidare? o, comunque, lo avesse convinto di non andare verso un possibile incidente?
Non è possibile comprendere la logica razionale della prevenzione senza avere dimestichezza con la logica delle coincidenze.
Le coincidenze, che compaiono negli snodi del flusso della nostra vita, non sono assolutamente magiche ma dipendono dalle affinità relazionali delle persone che si incontrano e si riconoscono producendo un particolare clima interpersonale di scambio affettivo: una sostanza relazionale che apre all’evoluzione positiva della persona.
Tale clima relazionale dura solo un certo tempo e vive nelle scene relazionali condivise per poi rimanere nell’esperienza dei sentimenti introiettati, aperto verso un nuovo incontro ma non dipendente da esso.
Non si tratta solo di emozioni ma di una forma relazionale evoluta in cui le emozioni diventano sentimenti e, come tali, hanno valore e si introiettano come valori.
Se nella vita delle persone non ci sono incontri di affinità che le facciano evolvere restano prigioniere dell’egocentrismo primitivo verso cui i loro copioni costantemente li riconducono e, al massimo, riescono a gestirsi mediante il pensiero magico[3].
L’esperienza di lavoro e di ricerca ci ha condotti a comprendere come le forme acute di disagio nella persona non siano altro che regressioni al primitivo modo stare in relazione con gli altri, con il mondo e soprattutto con se stessi.
In questa prospettiva abbiamo interpretato le psicopatologie dell’umore, del pensiero e dell’attivazione e le dipendenze attive e passive come residui primitivi verso cui una persona regredisce.
Quando infatti non sia data una causa organica i residui primitivi sono i vettori del disagio, della devianza, delle nevrosi e delle psicosi. In alcuni casi per mancata evoluzione dall’attaccamento insicuro, ambivalente o assente o disorganizzato, in altri per regressione dai sentimenti introiettati a causa di attentati che hanno destrutturato la personalità disturbandola.
L’incontro con Prevenire è Possibile ha frequentemente interrotto le regressioni prodotte da oppressioni, intimidazioni, seduzioni, manipolazioni o istigazioni che altrimenti avrebbero condotto verso delusioni, sensi di colpa o di abbandono, blocchi o deragliamenti nel pensiero, panico e fobie o spostamenti dell’ansia verso dipendenze.
Il nucleo del progetto allora ci è apparso chiaro in tutti i suoi aspetti. Si trattava di far evolvere le relazioni positive di quella persona per superare l’emersione di pulsioni primitie ed oppositive.
Nasce così il programma Relazioni Evolute per la crescita relazionale ed affettiva.
Il percorso dell’artigianato educativo, che aveva mosso i suoi primi passi dal 1993, aveva incontrato nel suo percorso il counseling. Dopo aver liberato il counseling dalle pretese autoreferenziali in cui era caduto nello sciommiottare gli atti tipici dello psicologo e dello psicoterapeuta, ci è apparso come un buon contenitore delle posizioni relazionali da assumere per prevenire la caduta del disagio verso il primitivo.
Il counseling relazionale poteva rappresentare quell’insieme di strumenti di specializzazione per molti operatori (pedagogisti, psicologi, sociologi, insegnanti, educatori, medici, avvocati, commercialisti, ecc.) che li indirizzava verso nuovi modelli di rapporto con i loro clienti e pazienti.
Così il counseling di Prepos è diventato essenzialmente ed esplicitamente relazionale prendendo le distanze dai paradigmi clinici e il rispetto verso altre professionalità, soprattutto verso gli psicologi che lo percepivano come una invadenza nel loro campo di azione professionale, ci ha ripagato nella scelta di formazione del modello relazionale.
Nessuno psicologo potrà mai aver di che dire di fronte al miglioramento delle relazioni tra persone.
Anzi! La attuale crisi e le malattie relazionali conseguenti presentano difficoltà di comprensione diagnostica e di intervento terapeutico ove siano affrontati solo con schemi psicologici e pedagogici. Ed è per questo che tali disadattamenti relazionali vengano contenuti prevalentemente attraverso il massiccio ricorso agli psicofarmaci.
Non si tratta più di promuovere una specifica professione ma i suoi contenuti, trasferendoli sia in un sapere che può investire tutte le diverse professioni sociali sia, ed è più importante, in un sapere sociale diffuso e condiviso che possa trasformarsi in proposta relazionale tra gli uomini. Il sapere archetipico non è più sufficiente a dar senso ai mondi della vita anche perché la post modernità lo ha profondamente destrutturato ed è quindi necessario un sapere consapevole e scientifico per fare del secolo appena cominciato, l’epoca della comprensione del perché e del come le diverse persone possono unire le loro molecole relazionali in un disegno evolutivo più grande.
Accanto allo studio della modulazione relazionale con la persona nel rapporto di aiuto si imponeva però un altro gigantesco versante teorico da affrontare: quello antropologico e sociologico.
Introducendo nella serratura antropologica la chiave relazionale è stata però immediata la comprensione di come si siano formate le culture umane distribuite nella storia e nella geografia. Le diverse sostanze relazionali, e le loro miscele, sono i canali attraverso cui transitano l’empatia affettiva o gli egocentrismi. Tali canali sono gli archetipi relazionali della nostra specie e la ricerca antropologica di Prepos ne ha fatto oggetto di studio proprio nella fase in cui molti sembrano dissolversi nella transizione tra l’epoca postmoderna e la web society.
La natura delle formazioni che compongono i sistemi sociali, le strutture per intenderci, da dove viene?
La sociologia non si pone questo problema, ad eccezione dell’approccio comprendente e di quello fenomenologico, perché considera la natura dei gruppi come dati di fatto. La famiglia, la parentela, l’azienda, la squadra, la pattuglia, le istituzioni, i servizi, le organizzazioni, ecc. sono entità con funzioni indispensabili per il sistema sociale in costante trasformazione per mantenere l’equilibrio. Attraverso il punto di vista relazionale è invece possibile affermare che nascono prima le relazioni e poi le strutture che su di esse si conformano e che le contengono.
Anzi ogni miscela di sostanze relazionali, con specifiche prevalenze, che ha dato vita a un tipo di formazione sociale (identità collettiva) deve mantenere le variazioni interne entro range che non la facciano diventare qualcosa di diverso rispetto alle relazioni che la hanno storicamente generata.
L’orientamento relazionale ha condotto così la ricerca a coniare i termini di identità collettiva e di personalità collettiva. Per identità si intende il tipo di gruppo o di struttura, per personalità il particolare modo d’essere di una specifica struttura con le sue fluttuazioni e sfumature.
Nelle identità si collocano gli archetipi culturali che le hanno generate, nelle personalità il modo di essere degli incroci relazionali che le compongono. Le identità sono il riferimento logico e linguistico di una certa funzione relazionale, le seconde la qualità di quella specifica formazione. Per semplificare: un conto è l’idea di famiglia, altro conto è una specifica famiglia. Quest’ultima infatti potrebbe chiamarsi così ma essere una entità del tutto diversa dall’archetipo di famiglia o dall’idea di famiglia a cui ci si riferisce per senso comune.
Lo studio delle personalità collettive (di famiglia, di impresa, di condominio, di classe scolastica, ecc.) ci ha consentito di individuare le tensioni relazionali, i vincoli ed i legami che caratterizzano tali strutture di personalità collettiva e di prevedere quando le ambivalenze tra affinità e opposizioni le conducono al possibile punto di rottura.
L’approccio teorico di Prepos è così maturato ne “La Svolta Relazionale” che contiene ed organizza l’insieme dei contenuti e dei metodi di lavoro per far evolvere, attraverso il potenziamento delle affinità personologiche, le sostanze relazionali.
Un ultimo aspetto si imponeva però in modo pressante: che differenza c’é tra comunicazione e relazione? Non si può evadere tale domanda mentre si entra nella società della connessione comunicativa totale.
La comunicazione ha una forma significante e un contenuto, la relazione ha un’onda empatica,percepita dai neuroni specchio, e una sostanza. Questa sostanza, chiamata nell’arco dei secoli spirito, ha sempre utilizzato l’espressione artistica per rappresentarsi. L’arte è il modo di esprimersi della sostanza relazionale. Ovvero di ciò che accade tra le persone e si implementa nei pensieri.
Per questo abbiamo prodotto le rappresentazioni iconografiche delle sculture relazionali ed anche cercato di giungere al punto più elevato dell’espressione artistica e cioè l’arte sacra. Ben consapevoli che la nostra performance artistica non poteva mirare a grandi risultati, abbiamo però utilizzato le sculture per osservare il modo in cui le persone riconoscevano la sostanza relazionale contenuta nel singolo manufatto. E, per essere certi della oggettiva sostanza relazionale che transitava nell’opera, occorreva l’aver vissuto in prima persona l’esperienza della sua costruzione.
Ed ecco che la prevenzione trova il senso delle coincidenze nell’interpretare lo specifico disagio di una persona o di un gruppo, esce dalla logica della comunicazione sistemica o della mera informazione sui danni prodotti da copioni di disagio, propone modelli di relazione affini alle persone incontrate e si prefigge di far evolvere la singola relazione con la persona o la rete relazionale di un gruppo.
CONVEGNI NAZIONALI DI PREVENIRE E’ POSSIBILE
1993 – Festa e dibattito dei gruppi di incontro nati a Terni in occasione del 14 febbraio, festa di San Valentino, Santo Patrono di Terni e degli Innamorati.
1994 – Nel 1994 prende corpo l’idea del 1° Convegno Nazionale PREVENIRE E’ POSSIBILE e si organizza un itinerario educativo di tre giorni a cui partecipano 1.200 giovani di tutta Italia che viene ripreso da RAI 2, Il Coraggio di Vivere.
1995 – Nel 1995 l’Incontro Nazionale avrà per titolo LIBERA IL CAVALIERE CHE C’E’ IN TE, con 1.500 partecipanti. Alla presenza del Sindaco, del Vescovo e del Prefetto di Terni viene ufficializzata l’idea di offrire ai giovani dei gruppi d’incontro di diverse parti d’Italia la possibilità di venire a Terni e diventare “Cavaliere di San Valentino”. Momento culminante dell’itinerario è la meditazione alla cascata delle Marmore, aperta per tale scopo, nella notte del 13 febbraio. Il modello educativo che verte intorno all’idea di diventare Cavaliere viene diffuso da RAI 1 “Domenica In”.
1996 – L’anno successivo nel convegno LO STATUTO E LA REGOLA DEI CAVALIERI viene formalizzata in assemblea, con 350 soci fondatori, la Associazione dei Cavalieri di San Valentino che riceverà il riconoscimento come associazione di volontariato e l’iscrizione all’Albo Regionale dell’Umbria.
1997 – Nel 1997 l’Incontro Nazionale ha come oggetto il metodo di lavoro ne IL GRUPPO DI INCONTRO e vengono discusse le differenze tra gruppo di incontro, gruppo di lavoro e gruppo di formazione, chuiarendo gli ambiti e gli stili di conduzione.
1998 – Nel 1988 il convegno nazionale ha come titolo L’ARTIGIANATO EDUCATIVO. E’ l’occasione in cui vengono discusse le tipologie del disagio, sperimentato il Questionario di artigianato educativo e, dopo aver diviso i partecipanti nei gruppi degli avari, ruminanti, deliranti, sballoni, apatici, invisibili ed adesivi, verificate le caratteristiche delle tipologie personologiche e definiti i termini con cui sono descritti.
1999 – Nel 1999 il convegno viene svolto a Palermo, dove l’Associazione del Cavalieri di San Valentino di Palermo, ha aperto una casa famiglia per bambini da 0 a tre anni. L’incontro si svolge a Villa De Gregorio presso il centro della Comunità Incontro ed i tre giorni hanno come titolo LA LIBERAZIONE DELLA PATERNITA’ E DELLA MATERNITA’.
2000 – Nel febbraio del 2000 l’incontro avviene presso la Cascata delle Marmore per vivere insieme il semplice momento della meditazione ed ha come titolo UN MOMENTO DI SILENZIO.
2001 – Il Convegno del 2001 si è svolto ad Arezzo, Tregozzano. Per due giorni in gruppo abbiamo discusso su come sia possibile difendersi dagli attentati ai sentimenti. Il titolo DALLE EMOZIONI AI SENTIMENTI riprendeva i temi trattati nel volume omonimo ma la discussione si è avventurata sui vissuti infantili di ciascuno dei partecipanti individuando le ragioni della loro debolezza e della loro forza.
2002 – Il 9° Convegno Nazionale PREVENIRE E’ POSSIBILE 2002 si è svolto a Rieti con il tema OPPOSIZIONI&AFFINITA’. E’ la prima volta che vengono valutati ed analizzati in gruppi i processi relazionali che costruiscono le personalità collettive di gruppo.
2003 – IL MIGLIORAMENTO è il titolo del 10° convegno del febbraio 2003 tenutosi a LUCCA. Il superamento del disagio non si può effettuare con diagnosi e medicalizzazioni ma attraverso la strada di migliorare se stessi e il rapporto con gli altri. La prevenzione è miglioramento continuo attraverso il rapporto educativo e di aiuto che si esprime attraverso l’agire sociale del counselor.
2004 – L’11° Convegno su gli STRUMENTI DEL COUNSELING nel 2004 si è tenuto a Grosseto ed ha affrontando le tematiche di questa nuova professione che è sintonica all’agire preventivo.
2005 – IL BISOGNO DI COUNSELING, 13 febbraio 2005, è l’evoluzione del precedente convegno ed apre la strada alla formazione di questa nuova figura professionale.
2006 – IL SIGNIFICATO DEL COUNSELING, 13° Convegno nazionale, chiude la trilogia sul counseling nel 2006 ad Ostia nel corso del quale viene adottata una nuova definizione di counseling in linea con quella della Organizzazione Mondiale della Sanità.
2007 – DAL GRUPPO D’INCONTRO AI LABORATORI DI COUNSELING, Arezzo 10 e 11 febbraio 2007. 14° Convegno organizzato per mostrare gli strumenti di operatività sociale e preventiva del counselor.
2007 – ACCREDITARE IL COUNSELOR E DIFFONDERE IL COUNSELING – CERTIFY COUNSELORS – DIFFUSE COUNSELING Roma del 27 e 28 ottobre 2007, Via Toscana, Sala Palasciano. Sotto le insegne della Croce Rossa il counseling esce esplicitamente allo scoperto mostrandosi come metodo di lavoro presente in 36 nazioni. Al convegno internazionale sono presenti USA, URSS, Filippine, Congo, Grecia, Bulgaria, Inghilterra, Germania, Austria, Olanda, Belgio, Italia. Per definire la professione occorre però evitare sia gli esoterismi new age e gli psicologismi affrontati in due importanti eventi e cioè:
2008 – LA PROFESSIONE DEL COUNSELING IN ITALIA E NEGLI USA, Firenze, 31 maggio e 1 giugno 2008. La conferenza è bilaterale con counselor americani della NBCC International e counselor italiani raggruppati dalla FAIC Italia, primo ed unico tentativo di riunire in un’unica federazione le sigle italiane del counseling da parte di Prepos
2009 – Il 16° convegno di PREPOS si terrà a Tolentino il 14 e 15 febbraio 2009 con il titolo L’UMANITA’ DEL COUNSELOR. per sottolineare l’importanza della capacità di uscire dal ruolo professionale e fondare il rapporto di aiuto sulla relazione interumana. Il tema del convegno gravita intorno alla seguente riflessione: “Una particolare nobiltà prende forma nella professione del counselor. Il suo presentarsi sulla scena sociale della crisi produce il rigenerante scandalo della gratuità dell’animo, dell’affettività, dell’aiuto alle persone in difficoltà. Lo scandalo consiste nella assenza di giustificazioni politiche, religiose, economiche e di appartenenza per dichiarare la propria scelta affettiva verso altri esseri umani .Con la scusa, e l’onore, di una professione. Il cui esercizio è, a volte, retribuito; altre volte gratuito”.
2010 – UMANITA’, PROFESSIONALITA’ E SPIRITUALITA’ DEL COUNSELOR (17° Convegno) e si svolge presso il Castello della Rancia a Tolentino il 12, 13 e 14 Febbraio 2010. Lo spirito del counseling ha preso forma e vengono definite le strategie di lavoro. Nascono la Libera Università del Counseling, La IACC e la Associazione Cuonselor Professionisti.
2011 – LA SAGGEZZA DI PREVEDERE E IL CORAGGIO DI PREVENIRE è il titolo del 18° Convegno di San Valentino del 2011 e si svolge presso la Pieve di san Giovanni a San Giovanni Valdarno il 12 e 13 febbraio. Il convegno denuncia la medicalizzazione del disagio mediante il massiccio ricorso a psicofarmaci e propone i modelli di laboratori di counseling per migliorare e prevenire oppressioni, intimidazioni, squalifiche, seduzioni, demotivazioni, istigazioni e manipolazioni interpretate come le cause di ansia, fobie, dissociazioni, istrionismi, blocchi mentali, ipocondrie, introversioni, dipendenze.
2012 – LA CONSAPEVOLEZZA è il tema a cui si giunge nel 19° CONVEGNO NAZIONALE dell’11 e 12 Febbraio a Pescia (PT). Vincenzo Masini tiene una lectio magistralis sulle 5 tesi della consapevolezza per definire tale conquista dello sviluppo umano come l’obiettivo su cui si indirizza la relazione di aiuto.
2013 – Il fondamento della prevenzione e lo sviluppo della consapevolezza vivono nelle relazioni in cui sgorga l’IRRADIAZIONE AFFETTIVA, titolo del 20° convegno nazionale del 16 e 17 febbraio 2013 organizzato nuovamente a Terni, per attingere energie dalla esperienza di meditazione presso la cascata delle Marmore.
2014 – L’affettività ha la necessità di trovare canali per esprimersi e questi canali sono presenti nell’uomo sottoforma di modelli di rapporto con LE QUALITA’ RELAZIONALI necessarie a sostenerlo. Il convegno si svolge nel Castello di Sarzana il 14, 15 e 16 febbraio 2014. tali qualità conducono a RELAZIONI EVOLUTE o si bloccano nell’ambivalenza degli archetipi. Oggetto di studio saranno:
2015 – 22° convegno PADRI PRESENTI presso la Comunità di Nomadelfia. Roma.
2016 -23° Convegno Prepos PER EVOLVERE LA FRATERNITÀ Nomadelfia Grosseto
2017 – 24° Convegno LA RELAZIONE MATERNA Casanova di Sinistra, Pavia, e si interroga sull’archetipo della maternità e sulla sua evoluzione.
[1] Un aneddoto sul significato di counseling è molto chiaro per comprendere la trama delle problematiche. Nella riunione di Firenze Prepos pose in votazione, vincendola, la questione terminologica. Counselling o counseling? Il primo termine, con due elle, è usato nel Regno Unito (dove il counseling è strettamente associato alla psicoterapia tanto da far parte della stessa federazione BACP), con una sola elle negli USA. L’etimologia del primo deriva dal latino “cum auxillium” e porta al significato di “consiglio” all’interno di una consulenza, l’etimologia del secondo deriva dal latino “cum solo” e conduce al senso di una relazione di consolazione. Questa semplicissima differenziazione narrativa ebbe, nel Convegno Internazionale NBCC di Lisbona del 2012, una entusiastica accoglienza epistemologica.
[2] Sulla base di questa esperienza si apre però una importante ricerca intorno al tema della burocrazia, nasce un filone di counseling antiburocratico e si studia la burocrazia come la più pericolosa ed ipocrita destabilizzazione dei sistemi sociali e relazionali.
[3] Il pensiero magico, caratterizza il bambino dai 2 ai sette anni e l’uomo primitivo. Piaget ha visto nel pensiero magico del bambino il sincretismo unitario tra soggetto e mondo, l’animismo di considerare vive le cose inanimate e il nominalismo dell’attribuire al nome la proprietà del carattere di una persona o delle caratteristiche di un oggetto, o di un evento, perché il nome è percepito come parte integrale dell’oggetto. Per questo il pensiero magico agisce attraverso la forza di un enunciato magico.
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